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Endometriosi, spazio alle donne. – testimonianza di Chiara.

  • Immagine del redattore: Roberta Mazza
    Roberta Mazza
  • 6 feb 2020
  • Tempo di lettura: 3 min

“Spesso è per la strada delle autostrade che nascono le paure più intrinseche. E’ tutto pronto per farmi partire, ma io non voglio essere visitata. Gabriele mi abbraccia, mi fa sedere sulla destra della sua auto, che è poi la mia Audi Rossa. Mi stringe la cintura, mi dice di non preoccuparmi, che andrà tutto bene. La luce entra fievole dalla finestra adesso, siamo fermi in mezzo ai campi striati dalle autostrade. E la nebbia è quella di Bergamo, quella che si propaga tra i campi di grano.

Entriamo in Ospedale. Mi sento circondata da braccia sconosciute, entriamo in una stanza con le finestre chiuse. La luce si abbassa, il rumore è assordante, è un tuono che irrompe, finendo poi in un cuscino del letto.

“Si rilassi” – mi dicono. “Il dolore è inevitabile, la sofferenza facoltativa” – mi dico. “Il giorno dopo si passa ad altro”.

Questo incipit è la storia di Chiara, una donna a cui hanno appena tolto un ovaio. Racconta che quando ha aperto gli occhi dopo l’operazione le è crollato il mondo addosso: da sei mesi aveva un compagno e temeva che la lasciasse, come succede a tante donne che soffrono di endometriosi.

“A casa mia è sempre stato così, abbiamo una componente genetica molto forte: due anni fa l’hanno diagnosticata anche a mia mamma. Ci ripetono sempre che la donna deve soffrire, che è normale che le mestruazioni facciano male: non è così».





L’endometriosi è una malattia cronica, poco nota, dalle cause ancora sconosciute: l’endometrio, che riveste l’utero e si sfalda a ogni mestruazione, si diffonde anche a muscolatura, peritoneo, ovaie, tube, fino all’intestino, alla vescica, ai nervi. Le cellule al di fuori dell’utero rispondono agli stessi stimoli ormonali di quelle interne, e i loro micro-sanguinamenti provocano dolore, infiammazione cronica, aderenze, riducono la fertilità. Non esiste cura, ma esiste una terapia che può agire sui sintomi. Non esistono farmaci che eliminino la malattia, ma è possibile controllarne la progressione. Immaginiamo tante isole di endometriosi, sparse per tutto il corpo, come fossero lampadine accese, che dipendono da un unico interruttore, gli estrogeni, attivi solo quando la donna è fertile. Ok. La cosa più semplice sarebbe spegnere queste luci, simulando una vera e propria menopausa. Ma, se si parla di donne giovani, è impensabile farlo a lungo.


Chiara dice che la cosa che più la ferisce è il fatto che la sua malattia non venga considerata una malattia. «È un po’ come diceva la Fallaci per il tumore, no? Se ti rompi un braccio, tutti gridano aiuto. Con il fatto che l’endometriosi non si vede da fuori, ed è poco conosciuta, tanti non la capiscono, pensano che sei fissata o debole o inventi scuse».

“L’importante è la prevenzione, perché è possibile gestire la situazione, evitare il peggio.”

L'importante è che se ne parli e si prenda sempre più coscienza dell'esistenza di questa patologia e delle problematiche che comporta, per aiutare le tante donne che ne soffrono, spesso vittime di incomprensione o abbandonate a se stesse. Per fortuna oggi tante donne regalano a chi ne soffre una testimonianza di coraggio che fa sentire loro meno sole.


A sostegno delle donne, in Italia, ci pensa dal 2007 la Fondazione Italiana Endometriosi, nata con l'intento di implementare la ricerca su questa malattia e promuovere il sostegno e la cura, prima di tutto diffondendo le informazioni necessarie. Il lavoro della Fondazione è esemplare perché, oltre ad aver riportato risultati importantissimi nella diagnostica e nell'elaborazione di terapie adeguate, insiste sull'importanza di dare all'endometriosi la dignità che merita, al pari di altre malattie sociali, battendosi quindi anche contro i pregiudizi e la discriminazione di genere. Speranza, forza donne!



 
 
 

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Roberta Mazza. 

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