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La Lombardia sta riaprendo senza avere uno screening epidemiologico ampio.

  • Immagine del redattore: Roberta Mazza
    Roberta Mazza
  • 15 mag 2020
  • Tempo di lettura: 2 min

La Campania e la maggior parte delle regioni d’Italia hanno scelto di svolgere un test sierologico rapido, il cosiddetto “pungidito”, per il quale sono necessari un’unica goccia di sangue, un reagente e un po’ di pazienza. Anzi, neanche troppa a dire la verità: sono sufficienti quindici minuti per conoscere il risultato. In Lombardia, Massimo Galli, primario di Malattie Infettive dell’ospedale “Sacco” di Milano, riferisce la necessità di tracciare il Virus, utilizzando test rapidi come quello del pungidito. Se allora uno dei massimi esponenti della medicina milanese è concorde, perché noi cittadini siamo sottoposti al test sierologico tramite prelievo di sangue? Salvatore de Rosa, dirigente di Technogenetics, l’azienda che li propone e presso la quale effettuiamo il test rapido pungidito, riferisce che la Lombardia ha bloccato fin dall’inizio questo tipo di attività. E perché? Cerchiamo di trovare una plausibile risposta. La Regione ha rimandato qualsiasi decisione in merito all’affidabilità dei vari test ai virologi del San Matteo di Pavia, coordinati dal prof. Fausto Baldanti. Mentre Galli ritiene che l’attendibilità del test pungidito, sulle persone con l’infezione, sia decisamente sopra il 93-94-95%, Fausto Baldanti si oppone all’utilizzo dello stesso, prediligendo il prelievo di sangue. Perchè Baldanti ha preso questa decisione? Facciamo un passo indietro e torniamo all’inizio di marzo: Baldanti, presso l’ospedale di Pavia, prova il test pungidito su pazienti appena arrivati al triage, affermando che la sensibilità del test sia inferiore al 20%. Peccato però, che il professor Baldanti, epidemologo, dovrebbe sapere che, per essere ritenuto valido un test sierologico, devono essere passati almeno 7-8 giorni dal contagio. Inoltre, un test pungidito costa 3 euro e necessità di soli 15 minuti a fronte di un esame del sangue, che ha costi e tempi considerevolmente più alti. Allora perché questa scelta? A capo dell’équipe del test sierologico tramite prelievo di sangue è proprio il Professor Baldi, il quale avrebbe stretto un accordo con l’azienda farmaceutica Diasorin, firmando un contratto nel quale si attesta che la Diasorin si occuperà della faccenda sierologica, a partire dalla prima vendita e per i successivi 10 anni, ottenendo in compenso una rojalty al tasso dell’1% sul prezzo netto di ciascun kit venduto. Poco dopo, i titoli azionari della Diasorin salgono alle stelle e la Regione Lombardia compra 500mila kit, per un valore di 2 milioni di euro. Poco dopo la validazione di quel test i titoli della Diasorin hanno guadagnato in borsa e la Regione Lombardia ne ha comprati 500mila kit, per un valore di 2 milioni di euro. Dunque… siamo alle solite. Il risultato è che la regione Lombardia, considerata l’eccellenza in campo medico, si fa furba: il cittadino paga un test tramite prelievo di sangue a 40 euro, il quale analizza le IgG (ma non le Igm?) e fornendo il risultato al termine della giornata. Ovviamente, qualora il risultato sia positivo, nessuno ti prescriverà un tampone faringeo, ma semplicemente ti imporrà l’isolamento fiduciario per altri 15 giorni. Come riaprire senza preoccupazione? Impossibile. Le aziende che riaprono come faranno a sapere se i dipendenti sono venuti a contatto con il coronavirus? Siamo alle solite, vi è un’unica soluzione: affidarsi ai test a pagamento che vengono effettuati in alcuni laboratori, non validati dalla Regione.




 
 
 

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Roberta Mazza. 

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