top of page

Le priorità degli italiani - Fase 2 Covid.

  • Immagine del redattore: Roberta Mazza
    Roberta Mazza
  • 15 mag 2020
  • Tempo di lettura: 3 min

Non mi arrabbio se 212 persone abbiano il desiderio, dopo 40 giorni, di mangiare il panino del McDonald’s. Mi arrabbio perchè, in 4 ore, 212 auto hanno assaltato il McDrive di via Manzoni, dando luogo ad una coda infinita, protratta sino alla circonvallazione esterna, creando disagi alla circolazione. Mi arrabbio, perchè decine di residenti a Milano sono scesi in strada festeggiando l'avvio della fase 2 con balli e canti, creando inevitabilmente assembramenti. E sapete perché mi arrabbio così tanto? Perché non c’è niente da festeggiare. Proprio niente.

Sin dalle prime esperienze scolastiche siamo stati abituati a vedere i nostri errori sottolineati con la matita rossa e accompagnati da un brutto voto. E sapete perché? Perché gli errori possono portare a conseguenze a volte disastrose. Qualcuno dirà che non occorre sempre demonizzare gli errori e lasciare che la paura ci blocchi, ed è vero, ma viviamo ancora in un contesto di totale incertezza, dove la prudenza deve necessariamente regnare sovrana.

In questo contesto, una gran parte della popolazione sembra già aver dimenticato il drammatico passato. Torino si è risvegliata nel traffico: le auto sono tornate a sfrecciare in grande quantità per le strade del centro storico; Firenze si è rianimata, dopo il lockdown, non senza situazioni caotiche o assembramenti; a Rieti, la metà delle persone, oggi, giravano beate senza mascherina. E il Viminale pensa ad una stretta: c’è troppa gente in giro. Come dargli torto? Mi dispiace perché, mentre c’è chi si affaccia sui balconi per partecipare ai festeggiamenti e unirsi simbolicamente alla felicità collettiva, altrettante persone hanno addirittura paura ad uscire. La Fase 2 non è un “liberi tutti”.

Pur essendo ora nella Fase 2 e quindi in quella che ci dovrebbe proiettare, si spera, verso l’uscita dal tunnel, questi mesi di isolamento sociale forzato, hanno impattato in maniera molto forte sulle nostre vite da un punto di vista psicologico ed emotivo. La fase della riapertura potrebbe rappresentare il palcoscenico di nuove emozioni, come l’euforia per la ripresa, la frustrazione o la paura del nemico ancora presente. Impariamo ad accogliere tutte queste emozioni, riconosciamole come presenti, ma non come qualcosa di cui sbarazzarsi. Teniamole lì, né troppo vicine a noi rischiando così di venirne travolti, né troppo lontane, rischiando di negarle. Quelle emozioni sono necessarie a non rendere vani tutti gli sforzi fatti fino ad ora. Qualcuno mi ha raccontato di quanto è stato bello passare 40 o più giorni a casa dal lavoro, come se si trattasse di una vacanza. Beati voi, perché molti altri provano rabbia, frustrazione a fronte di una situazione che non è mai stata resa chiara. Palese. Proprio quelli lì stanno ancora cercando di capire cosa sia accaduto realmente negli ultimi mesi, provano rabbia, vogliono giustizia, vogliono capire perché, a livello governativo, non ci fosse un piano prestabilito in grado di affrontare l’emergenza. Perché negli ospedali non ci fossero ancora i DPI per gli operatori sanitari. Dunque, non mi arrabbio se le persone escono a fare una passeggiata, vanno a trovare i congiunti, il fidanzato, la fidanzata o gli affetti più cari, ci mancherebbe. Mi arrabbio se gli sforzi fatti sino ad ora risulteranno vani, perché in quel caso, lasciatemelo dire, dimostreremo ancora una volta di essere un popolo pressapochista, dove le persone si sentono forti e fiere nel loro egoismo… questo finché non si sentono toccate nel loro privato, nel loro piccolo, esclusivo orticello.






 
 
 

Comments


Euphoria

Roberta Mazza. 

bottom of page