Libertà di stampa e omertà.
- Roberta Mazza
- 29 nov 2019
- Tempo di lettura: 2 min
Quando diciamo che la libertà di stampa in Italia e in particolar modo a Bergamo-Treviglio è a rischio, non diciamo tutta la verità. La libertà di stampa esiste, ma è più comodo tacere e sotterrare fatti di cronaca e vicende rilevanti di carattere psico-sociale sotto il velo ingannatore e illusorio di Maya. La libertà di stampa, volutamente dominata dall’omertà, nasce dal bisogno di difendersi da un regime sociale che cerca engagement da parte del lettore, dove la verità è svelata con parzialità. Partiamo dal presupposto shopenariano che la vita per come la conosciamo sia un sogno regolato da precise leggi, valide per tutti: il giornale è un velo che inganna, che travia, che cerca solo consensi, che avvolge il volto dei mortali e fa vedere loro un mondo che rassomiglia al sogno, al riflesso del sole sulla sabbia, che il pellegrino da lontano scambia per acqua. Questo velo separa noi esseri umani dall’autentica percezione della realtà. Siamo giornalisti, uomini di cultura o di politica, che vivono nella caverna del nostro amato Platone: siamo ciechi sin dalla nascita perché gli occhi sono coperti da un velo. I nostri giornali dicono quello che vogliono: ciò è il frutto di una strategia commerciale che ci fa credere di avere accesso a segreti o rilevazioni, col paradosso di essere sommersi da informazioni “taciute”. E’ certamente bello e positivo ricordare i volti della nostra gente, la loro tenacia e determinazione, la loro perseveranza, ma la comunicazione in senso generale e con essa l’informazione rappresentano un grande potere che portano con sé una grande responsabilità: quella di capire cosa non va nel nostro Paese.
I fatti di rilevanza sociale sono lasciati al caso; succede spesso, ma quando emergenze di carattere sociale diventano enormi, forse sarebbe il caso di segnalarle, di metterle a verbale, non passarci sopra e fare come se niente fosse, alimentando con l’indifferenza e un’alzata di spalle questo complesso di cialtronerie in cui abitiamo, noi e le nostre informazioni – falsate - sulla realtà. I quotidiani scelgono notizie cui vogliono dare più importanza, quelle che diventano per loro un Leitmotiv e che vogliono essere sorprendenti, che vogliono creare un’emozione. Di fronte a fatti importanti, che riguardano il benessere sociale, i quotidiani locali hanno eluso qualunque spiegazione, non si assumono responsabilità. L’informazione necessita di completezza, di obiettività e imparzialità, cosa che, a mio parere, manca nel nostro piccolo mondo provinciale. Ricordiamoci, Giornale di Treviglio: peccare di silenzio, quando bisognerebbe protestare, agire, investire sul benessere sociale, fa di un uomo, o di un giornale, un codardo.

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